La UE chiede conto sul Decreto caro tariffe aeree

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E’ andato sotto la lente di Bruxelles il Decreto che impone un tetto alle tariffe aeree, specie per quelle dalla Sicilia e Sardegna. Realmente e’ difficile leggerlo e comprenderlo.

Nello spirito della libera concorrenza Bruxelles ha chiesto informazioni a Roma e il Governo per bocca del Ministro Adolfo Urso si e’ reso disponibile a farlo.

Quello che Bruxelles farà’, dopo aver ricevuto le informazioni da Roma, sarà di far capire che il mercato del trasporto aereo e’ in libera concorrenza. Quindi che solamente le rotte con problematiche di mobilità, cioè quelle in continuità territoriale o PSO sono quelle sulle quali si possono porre prezzi concordati e assegnarle a un vettore partecipante, il quale accetta o rifiuta gli oneri , ma che e’ difatto esclusivista.

Quale fine farà il Decreto caro tariffe aeree? Semplicemente verrà cassato da Bruxelles perché non e’ possibile fare ciò che ha fatto il Governo Italiano.

Oltre a essere fiori gioco la teoria dell’algoritmo sul calcolo ad hoc dei prezzi. Non c’è’ nessun algoritmo che ti varia la tariffa in base sulla consultazione da computer o telefono mobile. Semplicemente le compagnie aeree mantengono continuamente sotto analisi tutte le rotte dei loro network, dove e’ noto come va il ritmo di vendita e in base al venduto e ai prezzi praticamente vedono istantaneamente lo stato economico per il tramite di software. Per intenderci vedono se guadagna o perde ogni singola rotazione e il globale andamento della rotta.
Trattandosi di un business che ha ritmo di perdite più veloci di quelle che si possono maturare andando a giocare al casino’. E’ assolutamente importante che la redditività sia sotto strettissimo controllo, pena la creazione di voragini finanziarie negative.

E’ difficile credere a chi dice che sulla Sicilia ci sia un cartello dei prezzi tra Ryanair e ITA Airways. E’ molto più credibile che oltre al revenue management delle proprie rotte, si faccia analisi su quanto praticano i concorrenti sempre sulla stessé rotte. Si alza e si abbassa a seconda della convenienza. Costa di più o di meno a seconda del periodo e tenuto conto dell’andamento della domanda come diceva qualche sera fa un giornalista con un passato aeronautico. Un altro fattore e’ la tempistica, i periodi di punta dicono sempre di fare cassa, nei “terrible 90s” come usa dirsi negli USA, e cioè tra gennaio e’ marzo, “è grasso che cola” se si riesce a racimolare qualche soldino. Più facile perdersi in attesa di tempi migliori. E’ ragionevole evitare di chiudere una rotta perché poi si dovrà farla ripartire con oneri conseguenti.

Quello che va detto e’ che il business del trasporto aereo e’ cambiato. Il fatto di aver viaggiato a 0,01 € oppure a 10€ ha distorto la ragione dell’effettivo costo del volato. Se c’è’ chi paga 10€ per un volo , ci saranno altrettanti che dovranno pagare di più per volare. Tutto questo e’ matematico, il costo per ora volo di un aereo e’ quello. Ha sicuramente qualche variazione dovuta alla compagnia che ha un costo industriale più alto o più basso. Poi, il carburante pagato più o meno. Ma, in linea generale volare costa e i conti debbono tornare.

Probabilmente ieri a Eddie Wilson ha usato toni molto forti e ha voluto creare un atmosfera ad arte, che piaccia o meno. Il fatto e’ che se molti hanno potuto volare fino ad ora cosi, e’ stato per il fenomeno industriale come modello che ha creato quel vettore e gli altri che lo praticano. Diversamente con le teorie del passato molti collegamenti aerei non sarebbero esistiti. Un esempio può essere una Trapani-Pescara oppure una Bergamo-Cork. Il Decreto rilasciato dal Governo Italiano, potrebbe squilibrare questo stato attuale e di buono porterà ben poco, perché altri vettori non avrebbero mai pensato di aprire quelle rotte. Gli investimenti costano e vanno ripagati. Le compagnie aeree fanno lucro, altrimenti non esisterebbero. A seguire molti non avrebbero potuto volare, sfatando il discorso del co-marketing che esiste, ma che praticano tutti dalle lowcost alle legacy. I soldi nel trasporto aereo non si fanno solo con il co-marketing, i tanto citati contributi non riescono a mantenere in piedi le rotte. Il trasporto aereo vive di quello che si incassa dai biglietti, ma sopratutto sempre di più dalle vendite ancillari.

Ora il domani ci dirà come andrà a finire anche questo capitolo , che sicuramente da Bruxelles troverà la strada sbarrata.

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