
| Basque dancers CREDIT Visit Idaho |
![]() ![]() ![]() Photo credit Visit Idaho Jaialdi 2025: un evento di cultura basca che si svolge ogni 5 anni a Boise, la capitale dell’Idaho; nel 2025 in calendario dal 29 di luglio al 3 agosto. Il festival si tiene sempre durante l’ultimo fine settimana di luglio, che coincide con la celebrazione di San Ignazio di Loyola, il santo patrono del popolo basco. Per chi non lo sapesse Boise ha la più grande popolazione basca con oltre 16.000 persone ed è gemellata con Guernica. Dal 1800 fino alla fine dell’era franchista in Spagna, molti baschi giunsero in Idaho, per lavorare nell’agricoltura o come pastori soprattutto di pecore. Storicamente, il blocco basco di Boise era sede di due importanti pensioni basche dove i nuovi immigrati sarebbero rimasti temporaneamente mentre cercavano lavoro e un posto permanente in cui vivere. La parola Jaialdi è appunto basca e significa “festival.” Questo evento estivo – infatti – celebra la cultura basca attraverso la danza, la musica, lo sport, il cibo e le bevande. Jaialdi 2020 era previsto per essere il settimo Jaialdi, ma la pandemia Covid-19 ha sconvolto i piani. Dopo aver posticipato al 2021, poi al 2022, gli organizzatori hanno deciso che la cosa più sicura sarebbe stata tornare al formato quinquennale originale. Con oltre 30.000 partecipanti all’ultima edizione, Jaialdi è di gran lunga il più grande festival basco negli Stati Uniti ed è più grande della maggior parte dei festival baschi nel mondo. Molti baschi che vivono nei Paesi Baschi fanno il viaggio per sperimentare la loro cultura attraverso la lente della diaspora basco-americana. Il festival è organizzato e gestito da un incredibile cast di volontari, che lavorano per anni per pianificare una festa favolosa per la comunità locale e visitatori. La maggior parte degli eventi a pagamento che si svolgono durante il periodo di Jaialdi avrà la biglietteria gestita direttamente dalla sede ospitante. I biglietti saranno in vendita nel gennaio 2025. Situato tra Capitol Boulevard e 6th Street su Grove Street, Basque Block di Boise è un mix di edifici nuovi e storici e aziende che comprende ristoranti, negozi, un centro comunitario, e il Museo Basco. Oggi, il block è sia il centro della vita locale basco e un luogo di ritrovo popolare per i residenti e visitatori. In estate, il quartiere ospita numerosi eventi e festival. È una tappa obbligata per conoscere la cultura e le tradizioni basche nonchè gustare le specialità basche. Entrare nel Basque Market è un’esperienza: prosciutti pendono dal soffitto, cibo e prodotti baschi sono allineati lungo le pareti. E il personale è cordiale, disponibile e appassionato della cultura basca. Bar Gernika, un’istituzione del quartiere dal 1991, é situato all’angolo tra Grove e Capitol Blvd e serve cibo basco in un accogliente ambiente di quartiere (la loro “grande” espansione ha aggiunto 17 posti). La piccola cucina ha spazio per un cuoco, con il grill e tutte le altre necessità a portata di mano – esattamente quello che troveresti in un bar pintxo basco. |
Elk in Theodore Roosevelt National Park. Credit NPS ![]() ![]() ![]() Photo Credit North Dakota Tourism Nel 2025 il Theodore Roosevelt National Park in North Dakota festeggia i quarant’anni di reintroduzione del cervo americano nel parco nazionale. Nel 1985, per ristabilire l’ecologia nativa, il parco nazionale reintrodusse il cervo nella Southern Unit, esemplare nativo delle badlands del North Dakota, poi sterminato dalla cacciagione per mano dell’uomo e praticamente estinto a fine 1800. Quando Theodore Roosevelt arrivò nelle Badlands nel 1880, pochi cervi erano rimasti e sebbene Roosevelt abbia chiamato il suo Elkhorn Ranch in onore delle corna di cervo, gli animali vivi erano difficili da trovare. “Questo maestoso e splendido cervo, il più signorile del suo genere… sta ora scomparendo rapidamente“, scrisse nel 1880. Alla fine del secolo, i cervi non si trovavano più nelle Badlands. Dal Wind Cave National Park del South Dakota furono trasferiti esemplari di cervi e da allora il parco ne ha monitorato e gestito la popolazione all’interno del proprio confine. Dopo la reintroduzione del 1985, il parco ha stabilito una popolazione ottimale di 100-400 animali. Nel giro di pochi anni, questo numero era stato superato. Per ridurre la crescente popolazione di cervi all’interno del parco, sono stati condotti raduni nel 1993 e 2000. I cervi sono stati trasferiti alle tribù e ai siti indiani d’America per i programmi di reintroduzione. Il parco utilizza sistemi di posizionamento globale (GPS) montati su specifici collari per la fauna selvatica per tracciarne i movimenti. Generalmente vengono selezionate le femmine per il sistema di posizionamento. Le misurazioni vengono effettuate durante il giorno e la notte. La popolazione di cervi del parco si sposta dentro e fuori dal confine del parco. Elk – il cervo americano – fa parte della famiglia del cervo – deer -: con collo spesso, gambe lunghe e sottili, e mantello di colore chiaro. Spesso si trova in mandrie, consentendo di essere sempre in allerta sui pericoli. Il suo habitat preferito è il terreno aperto con arbusti e prati intervallati da distese boschive di legno duro e pendii di ginepro. Erbivoro, si nutre di erbe, piante e arbusti. I cervi sono più attivi all’alba e al crepuscolo. I maschi adulti si contraddistinguono per le grandi corna usate durante la stagione riproduttiva, quando si riuniscono gruppi di femmine che sono difese da altri maschi. Durante la stagione autunnale dell’accoppiamento, i cervi annunciano la loro presenza con forti bramiti, mentre la flora del parco assume colori dorati speciali. I piccoli nascono solitamente all’inizio di giugno. Chi visita la parte meridionale del parco nazionale – la Southern Unit – ha la possibilità di avvistare i cervi, invece più rari nella Northern Unit. Come molti ungulati da pascolo, il cervo comunemente si avvista accanto alle tane dei prairie dog, meglio all’alba o al tramonto, poiché per la maggior parte del giorno rimangono nascosti in aree boschive. |
![]() ![]() ![]() Photo by Travel South Dakota Nel 2025 si festeggia il centenario di Mount Rushmore National Memorial in South Dakota! I maestosi volti di quattro presidenti sono circondati dalla bellezza delle Black Hills e raccontano la storia della nascita, crescita, sviluppo e conservazione degli Stati Uniti. Il Memoriale Nazionale invita i visitatori a confrontarsi con il ricco patrimonio della nazione. Washington: per aver guidato le 13 colonie verso l’indipendenza e per essere stato il primo presidente. Jefferson: per aver scritto la Dichiarazione di Indipendenza e per il raddoppio della dimensione degli Stati Uniti attraverso l’acquisizione dei territori della Louisiana. Roosevelt: per l’espansione del commercio internazionale con il completamento del Canale di Panama e per la creazione dei primi Parchi Nazionali. Lincoln: per aver tenuto insieme l’Unione e liberato gli schiavi. La storia di quest’immensa scultura scolpita nella granitiche montagne sacre ai Lakota nasce da un’idea originale di Doane Robinson, storico dello stato del South Dakota ed è intrecciata a quella dello scultore John Gutzon de la Mothe Borglum nativo dell’Idaho. Borglum giunse in South Dakota nel 1924 all’età di 57 anni e accettò in linea di principio di fare il progetto. La scultura è stata iniziata nel 1927. Borglum rimase devoto al progetto fino alla sua morte a Chicago nel 1941. Dopo la sua morte, il figlio Lincoln ha fatto i ritocchi finali. Quasi 400 lavoratori, uomini e donne, hanno lavorato al memoriale nei 14 anni dell’impresa. Tra i tanti spicca Luigi del Bianco mastro marmista che da bambino prese ispirazione nella bottega paterna di Meduno, Pordenone. Fu assunto per intagliare la “raffinatezza dell’espressione” o del dettaglio nei volti. Veniva pagato $1,50 l’ora; una somma considerevole durante la Depressione. Scolpì gli occhi di Lincoln e salvò la faccia di Jefferson, riparando una fessura nel labbro. Egli era, nelle parole di Gutzon Borglum, “…. l’unico intagliatore di pietra intelligente, efficiente sul lavoro che capisce il linguaggio dello scultore. . .”; aiutò Borglum padre e figlio a formare ex minatori per diventare intagliatori, perforatori o qualsiasi altra abilità necessaria per svolgere il lavoro. Le strutture per visitatori del Mount Rushmore National Memorial sono aperte tutto l’anno, sette giorni alla settimana, ad eccezione del 25 dicembre. La scultura è illuminata di notte, tutto l’anno. Durante i mesi estivi, un ranger del parco nell’anfiteatro all’aperto gestisce un programma di 45 minuti incentrato sui presidenti, il patriottismo e la storia della nazione. Questo programma continua con il film “Freedom: America’s Lasting Legacy” (sottotitolato) e culmina con l’illuminazione del memoriale. Il programma serale si svolge da fine maggio fino alla fine di settembre. Si consiglia di visitare Mr.Rushmore al mattino per la migliore luce che illumina i volti dei presidenti. |
wolf CREDIT Yellowstone NPS wolf pups CREDIT NPS/Dan Stahler; wolf CREDIT NPS/Jacob W. Frank Releasing wolf January 1996 CREDIT NPS/Jim Peaco wolf trucks CREDIT NPS/Neal Herbert Dpug Smith CREDIT Yellowstone NPSIl WYOMING nel 2025 celebra il 30° anniversario della re-introduzione del lupo allo Yellowstone National Park, primo parco nazionale del mondo. Nel 1800, l’espansione verso ovest portò i coloni e il loro bestiame a contatto diretto con le specie dei predatori e prede native. Gran parte delle prede dei lupi fu distrutta per dar spazio all’agricoltura. I lupi – conseguentemente – iniziarono a cacciare il bestiame domestico, portando l’uomo ad eliminare i lupi dalla maggior parte del loro areale storico. Il controllo dei predatori, incluso l’avvelenamento, fu praticato nel parco tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900. Il lupo grigio era presente allo Yellowstone fin da quando il parco fu istituito nel 1872. Oggi, è difficile capire perché i primi gestori dei parchi nazionali assecondarono lo sterminio dei lupi. Ma, all’epoca, molti biologi non capivano i concetti di ecosistema e l’interconnessione delle specie. Un’indagine intensiva negli anni ’70 non ha trovato alcuna prova di una popolazione di lupi a Yellowstone, a parte un occasionale lupo che probabilmente vagava nella zona. Negli anni ’60 e ’70, la consapevolezza nazionale delle questioni ambientali e delle loro conseguenze ha portato all’approvazione di numerose leggi volte a correggere gli errori del passato e ad aiutare a prevenire errori simili in futuro. Una di queste leggi è la legge sulle specie a rischio, approvata nel 1973. Lo U.S. Fish & Wildlife Service (FWS) per legge è tenuto a ripristinare le specie in via di estinzione che sono state eliminate.Il Northern Rocky Mountain Wolf Recovery Plan del 1987, elaborato dal Fish and Wildlife Service degli Stati Uniti, propose la reintroduzione di una “popolazione sperimentale” di lupi nello Yellowstone. Alla fine del 1994 e all’inizio del 1995, e di nuovo nel 1996, FWS e biologi faunistici canadesi catturarono 41 lupi in Canada e li trasferirono e rilasciarono nello Yellowstone, tutti radiocollarati. Furono raggiunti i requisiti biologici per rimuovere il lupo dalla lista delle specie in pericolo, con almeno 300 lupi in tre anni consecutivi di almeno 30 coppie riproduttrici in tre aree di recupero. I lupi sono ora gestiti dagli enti statali, tribali o federali appropriati; la gestione dei parchi nazionali e dei rifugi faunistici nazionali continua ad essere guidata dalle leggi e dai regolamenti vigenti in materia di autorizzazione e gestione. A partire da gennaio 2024, si calcolano almeno 124 lupi nel parco. Dieci branchi sono stati notati con due principali variazioni di colore in proporzioni approssimativamente uguali: nero e grigio. I lupi di Yellowstone sono al centro di una popolazione più grande, collegata a tutto il Greater Yellowstone Ecosystem. I lupi abitano la maggior parte del parco, l’attività è al massimo all’alba e al tramonto e la catena settentrionale di Yellowstone è uno dei posti migliori al mondo per osservare i lupi. L‘avvistamento dei lupi da metà dicembre ad inizio marzo è tra le più particolari esperienze, guidata da esperti biologi e ranger. Chi ha interesse a scoprire più storie sui lupi dello Yellowstone, può ascoltare Doug Smith, il capo progetto per il Wolf Restoration Project allo Yellowstone e che ha partecipato al programma sin dalla sua nascita. Doug ha studiato i lupi per oltre 20 anni! |
| Denver (Colorado), Minneapolis-Bloomington-Saint Paul (Minnesota) e Salt Lake City (Utah) sono porte di accesso ufficiali alla regione del Great American West |



Elk in Theodore Roosevelt National Park. Credit NPS 





wolf CREDIT Yellowstone NPS
wolf pups CREDIT NPS/Dan Stahler;
wolf CREDIT NPS/Jacob W. Frank
Releasing wolf January 1996 CREDIT NPS/Jim Peaco
wolf trucks CREDIT NPS/Neal Herbert