Parma potrebbe esserne decisa la chiusura da lunedi

il

AEREOPORTO, LUNEDI’ ULTIMO ATTO

Non c’è futuro per l’aeroporto di Parma, aperto nel 1980 e per lungo tempo rimasto “Internazionale” e fiore all’occhiello della città.

Si è tenuta ieri l’apposita commissione consiliare, e il presidente di Sogeap Guido Dalla Rosa Prati ha espresso tutto il proprio pessimismo.
“Il 16 febbraio – lunedì – si terrà l’assemblea dei soci all’ordine del giorno la ricapitalizazione o la messa in liquidazione dato che le risorse sono finite. L’aeroporto se ne sta andando. Non possiamo prorogare oltre, siamo obbligati a convocare l’assemblea. L’unica speranza sarebbe che i cinesi comprassero”.

Ma il presidente di Sogeap non è fiducioso al merito. “All’ultimo incontro hanno dato risposte evasive, hanno un piano industriale che è fantascienza e non hanno mai tenuto fede all’accordo sottoscritto a novembre col governo, non vedo come potrebbero cambiare rotta all’improvviso. Per me non compreranno il pacchetto di maggioranza e quindi vedo il tramonto, lo dico con tristezza. Chiudere l’aeroporto è un delitto ma non ci sono risorse, non abbiamo trovato investitori”.

Un delitto doppio, ora che il Verdi ha ottenuto la certificazione Enac e un indebitamento di tre milioni di euro: ne basterebbero due all’anno di costi di gestione per mandarlo avanti. Ma non si trovano.

“I benefici per la città sono ben superiori alle spese sostenute. Penso agli studenti di Trapani che hanno scelto di iscriversi all’ateneo parmigiano perché c’è un volo diretto. La proporzione è che per un euro investito ne ritornano 25 sul territorio” – conclude scuotendo il capo Dalla Rosa Prati.

Ma ora, dunque, salvo miracoli, cosa succederà? Lo spiega il direttore di Sogeap Franco Rastelli: “Vediamo se qualcuno tira fuori qualche finanziamento per andare avanti qualche mese…ma se ci fosse la possibilità credo sarebbero già arrivati.

Cosa succede con la liquidazione? Avvisiamo le compagnie aeree e poi tempo 30 giorni cessiamo le operazioni. E per riaprire non sarà così semplice perché i soldi che si buttano via chiudendo sono tanti e bisogna capire se qualcuno li rimette. Vengono perse le linee, i voli, le concessioni. Non si riparte così facilmente, ammesso che si trovino i soldi, un giorno. Finiremo come Rimini e Forlì”.E Parma rimarrà a terra, sempre meno proiettata verso l’internazionalizzazione.

http://www.ilmattinodiparma.it/?p=146693

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.