Verona non ci stà al dominio che subisce dalla Serenissima

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Aeroporto Catullo, non ci resta che piangere

Dopo l’acquisizione di Verona, Venezia continua a crescere (ah, le sinergie!). E le possibilità per i veronesi di riprendere il controllo diminuiscono

Come la Bella Addormentata, prima o poi Verona dovrà svegliarsi. Con la differenza che a quel punto si accorgerà probabilmente di aver perso gran parte delle sue virtù, accumulate nei decenni del dopoguerra ma ancora in buona parte disponibili, almeno fino a dieci anni orsono. Non parleremo di Cariverona, né della Fondazione Arena, nemmeno dell’Autostrada Serenissima o dell’A22, né dei Magazzini Generali, nemmeno dello scalo ferroviario scaligero neppure delle molte grandi aziende private veronesi oggi sull’orlo del baratro, né vogliamo toccare l’argomento dell’altra grande banca veronese, a serio rischio di migrazione milanese, perché per oggi è sufficiente soffermarci sulla situazione dell’Aeroporto di Villafranca.

Una struttura, una società di importanza cruciale per l’economia veronese e veneta, fondata sul turismo e sugli scambi, sempre più in difficoltà senza prospettive di svolta. La Società Aeroporto Valerio Catullo che gestisce lo scalo veronese infatti è in pesante crisi certamente a partire dal 2007, ma a ben vedere in tutta la sua storia non è mai uscita dai problemi gestionali. Da quest’anno in ogni caso lamenta perdite d’esercizio più o meno profonde, sempre in rosso, per quasi 2 milioni nel 2007, circa 6 nel 2008, oltre 26 nel 2011, 11.570 nel 2012 e 8.769 nel 2014.

Il capitale sociale è stato eroso dalle perdite patrimoniali. Peccato che i denari con il quale è costituito il patrimonio della Valerio Catullo Spa fossero e siano in gran parte pubblici, oltre a quelli di una miriade di comuni circumvicini, in virtù del 47,02% di Aerogest s.r.l., una società di fatto pubblica, composta dalla Provincia Autonoma di Trento (30,27%), dalla Camera di Commercio di Verona (39,05%), dal Comune di Verona (9,98%) e infine dalla Provincia di Verona (20,71%). Anche il traffico passeggeri è calato drammaticamente. Dai 3 milioni e mezzo del 2007 siamo passati ai 2 milioni e mezzo del 2015 (crescita attesa per quest’anno nell’ordine del 6,9%).

Nel 2014, visto che i veronesi non erano stati in grado di farcela e la società era prossima a dover portare i libri in tribunale, Save spa, la società che gestisce lo scalo di Tessera (presidente Enrico Marchi), è entrata nel capitale di Verona (40,31%) e di fatto ne ha acquisito il controllo e la gestione. Ma la musica non è cambiata molto. Varrà la pena ricordare che in quegli anni Venezia in fondo non cresceva più di tanto, e in ogni caso, dopo l’acquisizione di Verona (ah le sinergie!), il numero dei passeggeri di Venezia solo quest’anno finalmente crescerà quasi del 10%. In ogni caso siamo ben lontani dai volumi «cinesi» di crescita di Bergamo che dal 2006 a oggi, grazie a Ryanair, è passato da poco più di 5 milioni di passeggeri agli attuali più di 10. Sarà anche vero che Verona si è liberata da un contratto-capestro con gli irlandesi, ma a qualsiasi persona di buon senso pare impossibile che l’appeal turistico di Verona e del suo bacino possa essere così clamorosamente inferiore rispetto al fascino orobico, se non a causa esclusivamente di pesanti responsabilità manageriali.

Ora la società veronese – che pure in teoria ha varato un piano di rilancio quadriennale nel 2015 da 66 milioni – non ha trovato niente di meglio che avviare un’azione di responsabilità contro l’ex presidente Bortolazzi, della serie «spariamo sulla Croce Rossa» anziché sul solito notabilato locale del quale l’imprenditore fu trionfale espressione. E intanto, nel silenzio generale, le possibilità per i veronesi – che eventualmente si svegliassero per le troppe botte prese – di riprendersi il controllo del loro aeroporto diminuiscono vieppiù, in seguito all’interesse dei Benetton (Aeroporti di Roma) per Save, che finirebbe per portare gli interessi scaligeri a non essere più solo subordinati a quelli veneziani ma anche a quelli romani. Qui, o arriva un Principe Azzurro o, come si dice, non ci resteranno neanche le lacrime.

http://www.vvox.it/2016/11/14/aeropo…-che-piangere/

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