Forlì come Heathrow! Cambia la politica del network e aviation business



Nel leggere stamani i contenuti degli articoli pubblicati dalla stampa locale di Forlì, pare che l’aeroporto di nuovo in prossima apertura, sia paragonabile a Londra Heathrow, dove tutti devono volarci.

Un nuovo concetto di aviation business e’ negli obiettivi dell’aeroporto romagnolo, però chiuso da sette anni. Niente low cost, ma voli pensati per le necessità del territorio. Come se gli aerei si riempiano solo da un lato, quello di Forlì, che non è’ per carità di Dio paragonabile a Venezia, Bergamo, Bologna, Milano o Roma. Ma neanche Parigi, Amsterdam, Francoforte o Londra. A questi ultimi aeroporti si vuole assolutamente collegare. Come se fosse una priorità per questi scali essere collegati con Forlì.

Il target a regime sono 1-1,3 milioni di passeggeri, con almeno 10 voli al giorno. Utopia o follia?

http://www.forlitoday.it/video/aeroporto-forli-vettori-low-cost-progetti.html

Oppure:

http://www.forlitoday.it/cronaca/aeroporto-forli-progetto-presentazione-lavori-terminati-obiettivi.html

http://www.forlitoday.it/cronaca/aeroporto-forli-destinazioni-pista-allungamento.html

http://www.forlitoday.it/cronaca/aeroporto-forli-inversione-pista.html

http://www.forlitoday.it/video/aeroporto-forli-progetto-manutenzione-avanzata.html

Intanto per bocca del Presidente di F.A. Srl Giuseppe Silvestrini, gli investimenti sono costati il doppio rispetto a quanto preventivato. Ma si va avanti, con l’ambizione di allungare la pista a 3000 metri, dagli attuali 2560. Come se il fatto di averla più lunga degli altri scali regionali, possa poter spostare in futuro il baricentro delle operazioni. Però’ l’aerostazione non si può espandere, e’ stata rifatta con concetti di lusso per un aeroporto che non conta nulla e non ha spazi per il non Aviation. Un business per gli aeroporti dove fa guadagnare dal 40 al 60% delle entrate globali delle società di gestione aeroportuali.

Quindi, si passa alla volontà di essere il fiore all’occhiello in Italia sulla manutenzione. Non vengono però riportati, che per fare ciò servono investimenti onerosi in tal senso. Questi costano decine di milioni di € e serve un territorio con una supply chain aeronautica, già presente con aziende e personale qualificato. Non si crea nulla dal nulla in un ambito a fortissima concorrenza, dove il fattore tasso orario di chi ci opera e’ un qualcosa di molto importante.

Insomma, speriamo di non vedere a breve come una “Air Italy” aeroportuale, sbarcare, annunciare e sparire sotto il peso di un business plan errato e con perdite spaventose a fronte di poche entrate.

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