
E’ proprio così, nella serata di venerdì 7 febbraio all’aeroporto intercontinentale di Milano Malpensa, poco prima delle 19, un #tassista si accascia e poco dopo muore per un infarto. I soccorsi arrivano subito ed anche l’elicottero. Ma lo scalo non ha i #defibrillatori. Il link con tutta la notizia al:
https://www.malpensa24.it/tassista-morto-malpensa-defibrillatore-monti-lega/
Immediatamente partono proteste diretti a vari livelli verso Comune di Milano e Regione Lombardia, per chiedere sul perché il più grande aeroporto del Nord Italia sia rimasto all’età della pietra in questo frangente.
Non e’ ammissibile infatti che ora un aeroporto avvicinatosi ai 30 milioni di passeggeri con “il bridge”. Dove si è’ investito in informazione e non solo con ingenti somme di danaro a più non posso. Invece allo stesso tempo sia stata invece dimenticata l’incolumita’ dei viaggiatori e di chi ci lavora a vario titolo, proprio per la mancanza dei defribillatori. Chiaro esempio di una basilare ed ed approssimativa gestione di uno scalo, sopratutto nei progetti di prevenzione ed intervento sanitario in caso di necessità. Di fatto tuttora lo scalo e’ senza copertura per questo tipo di patologia, che risulta molto frequente ed ha costi di investimento molto bassi. Un defibrillatore costa poco più di un migliaio di € e la formazione al suo utilizzo non è’ solamente un valore aggiunto per lo scalo, ma anche per la comunità in generale che ha una forza d’urto di primo intervento non paramedica efficace in qualsiasi momento. Ciò in attesa dell’arrivo di in ambulanza oppure automedica con un unita’ di crisi. Questo e’ un ambito che vede in particolare il gestore come primo soggetto interessato al dover predisporre e rendere attivo un presidio di questo tipo.